Importanza Vitamina D e Vita all'aria Aperta

Salute

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Foto di Becca Tapert su Unsplash

C’è una componente importantissima per il nostro benessere che possiamo assorbire semplicemente stando all’aria aperta: la vitamina D. Lo sapevi? È talmente essenziale che moltissime donne e gran parte della popolazione anziana la devono integrare, ma anche nel nord Europa in tantissimi devono assumerla tramite integrazione.

La vitamina D è fondamentale nel processo intestinale di assorbimento di calcio e fosforo: in maniera indiretta, quindi, contribuisce alla corretta mineralizzazione delle ossa e al funzionamento del sistema immunitario.

Normalmente, specialmente in Italia, paese ben soleggiato tutto l’anno, per avere il livello ottimale di vitamina D nell’organismo è sufficiente seguire una dieta varia e passare del tempo all’aria aperta, ma in alcuni casi non è comunque abbastanza. Vediamo come si assume la vitamina D in genere e quando dobbiamo pensare a un’integrazione.

Come si assume la vitamina D?

La buona notizia è che si assume in maniera naturale, senza grande sforzo; la cattiva, è che serve un po’ di moto per farlo. Infatti, solo il 10-20 per cento del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall’alimentazione, tutto il resto si forma a livello dell’epidermide, a partire da un grasso simile al colesterolo che viene trasformato per effetto dell’esposizione ai raggi UVB, ovvero i raggi solari.

Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue, dove una proteina specifica la trasporta fino al fegato e ai reni, organi in cui si attiva per espletare le sue funzioni.

Ecco che in maniera molto semplice, la “ricetta” per la vitamina D sta nell’esporre alla luce del sole la pelle di viso, braccia e gambe per 15-20 minuti almeno tre volte alla settimana; niente di troppo impegnativo, basta una bella passeggiata.

Tutti i sintomi della carenza di vitamina D

Se non si assorbe abbastanza vitamina D, a lungo andare le conseguenze possono essere spiacevoli: prima tra tutte il rischio di osteoporosi, perché con l’età il nostro organismo è meno efficace nell’operare la sintesi della vitamina D, tanto dopo i 65 anni l’organismo genera solo un quarto della quantità che produceva a venti.

I sintomi che possono metterci un po’ in allarme, per i quali contattare il proprio medico di base, sono:

  • persistente senso di debolezza
  • dolori diffusi, localizzati o muscolari
  • cadi di frequente senza motivo apparente

Una volta evidenziati i propri dubbi al medico, probabilmente ti prescriverà gli esami del sangue per rilevare il livello di vitamina D nel sangue: se i suoi livelli sono inferiori a 12 ng/mL (o 30 nmol/L) quasi certamente ti prescriverà l’integrazione, invece se già sono note patologie quali osteoporosi o iperparatiroidismo bisognerà integrarla quando i livelli sono al di sotto di 30 ng/mL (o 75 nmol/L).


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Foto di Peter Conlan su Unsplash

Come recuperare in caso di carenza della vitamina D

La vitamina D deve essere dunque somministrata soltanto quando si manifestano particolari sintomi o forti carenze: il fai-da-te con gli integratori non è mai consigliato, anche perché gli eccessi possono essere tossici per l’organismo.

  • In linea generale è sufficiente trascorrere più tempo all’aria aperta, senza dover monitorare i propri livelli di vitamina D con frequenti esami del sangue
  • Possiamo orientare l’alimentazione per assumerne il più possibile: la vitamina D si trova soprattutto nel tuorlo d’uovo, in alcuni pesci come il pesce azzurro, il salmone, il pesce spada e nel tonno, sia fresco sia in scatola 

È interessante sapere anche che, purtroppo, la vitamina D non conferisce alcun effetto protettivo da cancro e Covid-19; come leggiamo sul sito dell'AIRC: «anche studi più recenti non hanno riscontrato un evidente effetto antitumorale della vitamina D. Non si è infatti osservata una riduzione della mortalità o una ridotta probabilità di sviluppare un tumore tra chi ha seguito una cura con supplementi di vitamina D e chi non la assumeva. Lo stesso è avvenuto per Covid-19. I dati raccolti finora non sono abbastanza solidi da affermare che la vitamina D possa proteggere dalle forme gravi di infezione da Sars-CoV-2 o da altre infezioni respiratorie».